Dal diritto allo studio alla sindrome della capanna
17 novembre 2020. Giornata internazionale dello studente. Lucia Azzolina ha pubblicato una lettera su “La Stampa” per manifestare solidarietà agli adolescenti costretti, in questo periodo, a sottoporsi alla didattica a distanza.
“A scuola si costruisce il futuro”
Questa data, riprendendo le parole della Ministra, “assume un valore del tutto particolare quest’anno, perché anche la scuola, come il resto del Paese, è nel pieno di un’emergenza”. A sostegno della riapertura in sicurezza delle strutture scolastiche, ha aggiunto: “È a voi studenti che il Paese deve dare, ora, la massima priorità. Guardando ai vostri diritti di oggi, ma anche pensando al domani: a scuola, e non è retorica, si costruisce il futuro, un futuro che cammina sulle vostre gambe”.
In quel del 1939..
Istituita nel 1941, questa ricorrenza è stata fissata in memoria della strage del 1939, in cui nove universitari e professori furono giustiziati senza processo dalle autorità naziste. Lo scopo di questa giornata è quello sottolineare l’importanza del diritto allo studio.
School for Future
Quest’anno, la commemorazione si è inserita in un momento storico particolare. Infatti, con la sospensione delle attività di insegnamento in presenza, si è assistito allo scontro di ragazzi e autorità. Da Torino, grazie ad Anita – studentessa di 12 anni della secondaria inferiore Calvino – ha dilagato la protesta “School for Future”, sulla scia del “Friday for Future” di Greta Thunberg. Gli alunni hanno manifestato, in tutta sicurezza, l’esigenza di tornare a studiare in sede. Il movimento “No Dad” si è esteso in tutta Italia, coinvolgendo anche insegnanti e genitori. A Firenze, ad esempio, la professoressa Maria Angela Vitali del liceo scientifico Castelnuovo, autorizzata dalla Questura, ha tenuto ieri mattina la lezione di fisica all’ingresso dell’istituto, con parte della sua classe, nel rispetto delle norme di distanziamento. “È un gesto simbolico per far capire che il problema non è esclusivamente degli studenti, noi docenti lo condividiamo con loro” ha dichiarato.
La sindrome della capanna
Agostino Miozzo – coordinatore del Comitato tecnico-scientifico della Protezione Civile – al Corriere della Sera ha manifestato il suo dissenso verso la Dad, sostenendo che “per la stragrande maggioranza dei bambini, i vantaggi di tornare in classe superano di gran lunga il basso rischio di ammalarsi di coronavirus”. Ha sottolineato, inoltre, l’importanza di focalizzarsi anche su chi da mesi è costretto a rimanere “davanti ad uno schermo di pc per ore ed ore, vittima di quella ormai famosa sindrome della capanna”. Si tratta di una condizione psicologica che genera uno stato di malessere all’idea di uscire di casa dopo un periodo protratto di isolamento e distanziamento sociale.
Il problema dei trasporti
D’altra parte c’è chi sostiene che il problema non sia la probabilità di contagio che si esaurisce all’interno della struttura stessa, bensì le situazioni di contorno, come ad esempio l’impiego quotidiano e il consequenziale affollamento dei mezzi pubblici.
Ma se è vero che, come diceva Mandela, “l’istruzione è il grande motore dello sviluppo personale”, è anche vero che il prezzo dell’inefficienza dei trasporti non può gravare sulla formazione dei giovani.
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