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25 aprile, libertà e liberazione

“La Libertà è come l’aria, ci si accorge di quel che vale quando comincia a mancare” (Piero Calamandrei).

Ecco, oggi che per uscire di casa dobbiamo necessariamente rendere conto a qualcuno; oggi che per il compimento di qualsiasi azione abbiamo bisogno di un’ autorizzazione, forse, più che in altro tempo, dovrebbe essere più facile riflettere su come vogliamo vivere in seguito. Su a chi affidare il nostro futuro, il futuro dei nostri figli, per quanto possibile il futuro della nostra specie.

Era il 1945, non tantissimo tempo fa, quando, dopo una o più guerre perse, in tanti compresero che le illusioni scatenate dai precedenti  decenni di propaganda erano state il frutto avvelenato dell’opportunità politica, alimentata, come sempre accade,  dai deliri di onnipotenza di chi ‘comanda’ e dall’inclinazione dei popoli a lasciare che altri pensino a dove essere condotti. Siano essi stregoni, sacerdoti o irruenti  Capi  di Stato. Capirono, in tanti, che non c’era più tempo.

L’atto formale

I sentimenti di delusione, poi di disgusto, poi di paura, poi di rabbia, in effetti si avvertivano da tempo e crescevano di giorno in giorno, ma il 25 aprile  fu il giorno dell’atto formale. Il giorno della proclamata insurrezione generale in tutta Italia. Insurrezione militare, ma con quell’atto insurrezione soprattutto politica.

I valori

 Insurrezione  in nome di quei valori che, a pensarli, sembrano naturali, ma che pure apparve necessario scriverli, poi qualche anno dopo. E che, persino oggi, appare necessario leggerli e ricordarli ogni tanto.Per quei valori, ragazzi di vent’anni sono morti, come tanti anni prima per rendere unita e dunque libera l’Italia ( altra liberazione). Morti  a vent’anni insieme a uomini e donne di tutte le età.

L’immunità

Ho letto, e visto, che, anche quest’anno, non sono mancati i tentativi di attenuarne il significato. Nella speranza di confonderlo. Di inquinarlo. Ho letto che, anche quest’anno,  non mancheranno i tentativi di manifestare contro quei valori. Contro quei valori che, se non ci fossero, non si potrebbe protestare ( se non muniti di autorizzazione e non certo autocertificata).

E’ evidente: c’è chi ama  i virus. Forse perché si crede immune. Forse perché crede che colpirà il suo nemico liberandolo dalle frustrazioni e non un suo affetto, rendendolo ancora più povero.  Forse solo perché crede che starnazzare in un pollaio sia più divertente (neppure conveniente) che riflettere un po’ . Non tanto, un po’.

Orso Maria Siporso
Consulente legale. Editore presso radarnews. Dottore in giurisprudenza. Profilo Linkedin: https://www.linkedin.com/in/orsomariasiporso/ Resta in contatto con me. Contatto Email: o.siporso@radarnews.it
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