Il fondatore del Movimento 5 stelle risponde alle polemiche sulla Tav
“Sono molto scontento della situazione che si è venuta a creare: saremo in Francia in un minuto e ci metteremo tre mesi a trovare una differenza. Però, forse, avremo tolto di mano l’ennesimo pretesto ai fantocci dell’economia finanziaria”.
Lo sfogo di Beppe Grillo arriva nel giorno in cui il Governo cerifica – nell’aula di Montecitorio – che la linea ferroviaria ad alta velocità nella tratta Torino-Lione si farà. Segnando, di fatto, il crollo di un altro baluardo pentastellato.
Senatori “gialli” abbandonano l’aula durante l’intervento di Conte
Ma se il post del fondatore del Movimento 5 stelle non sembra essere un anatema nei confronti dell’Esecutivo, di natura diversa appaiono i “mal di pancia” all’interno della compagine politica grillina.
Se il comico ligure, infatti, prova a mitigare il proprio malcontento, attribuendo alla ragion di Stato la necessità di ingoiare l’ennesimo “rospo” servito dalla Lega di Salvini, meno diplomatici appaiono gli stessi senatori del Movimento che abbandonano l’aula nel corso dell’intervento del Presidente del Consiglio.
Grillini divisi, è frattura tra i leader e la base
I dissapori interni alla maggioranza giallo-verde (che pare sempre più spaccata) esplodono nel corso dell’informativa del premier sui presunti fondi russi alla Lega. Ma la protesta, per alcuni esponenti 5 stelle, è legata anche alle dichiarazioni di Conte sulla tav.
Il premier è costretto a stare sulla difensiva e ad affidarsi – come d’altronde aveva fatto Beppe Grillo a mezzo Blog – ad una tattica prudente con continui richiami alla Democrazia e alla centralità del ruolo delle Camere.
Conte parla dell’ipotesi di cessazione dell’incarico
“Non mi sono mai sottratto all’interlocuzione con il Parlamento – ha chiarito Conte, aggiungendo – il confronto è la vera essenza della nostra forma di governo”. Arrivando poi a specificare: “A questo consesso tornerò ove mai dovessero maturare le condizioni per una cessazione anticipata del mio incarico”.
Parole quasi in fotocopia rispetto a quelle di Grillo che era arrivato a parafrasare Humphrey Bogart per deporre gli istinti belligeranti che pure avevano animato la campagna elettorale pentastellata, completando la propria analisi sulla Tav con un laconico “Decida il parlamento, è la democrazia bellezze (teniamocela stretta)”.
Esternazioni moderate, formalmente inattaccabili, che però mal si conciliano con una base sempre più lontana dalle posizioni dei propri leader.
L’analisi politica
Non è per questo che gli elettori hanno votato in massa il movimento 5 stelle alle ultime elezioni politiche. Non è per la Tav, non è per la Tap, non è per il “Mandato zero”, non è – certo – per le autonomie locali o per la Flat tax (provvedimenti su cui il Governo dovrà decidere nel prossimo futuro).
La democrazia è anche ascoltare il proprio elettorato. In Italia, è vero, lo stabilisce l’articolo 67 della Costituzione, non c’è obbligo di mandato per i Parlamentari.
Ma è pur vero però che c’è un dovere morale di coerenza politica che non può essere demandato all’infinito, senza rischiare di pagare, per questo, un prezzo in termini elettorali.
E’ la democrazia, bellezza. E vale per tutti.