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Calcio sì o calcio no, questo è il dilemma. Figc e Governo dicutono

Campionato sì o campionato no? Il dilemma amletico dello sport italiano non sarà risolto dal principe Shakespeariano, ma dal Governo.

Il principale dubbio da dirimere è se far ripartire, eventualmente già a giugno, la serie A di calcio.

Poche incertezze sul fatto che, almeno i primi incontri, si disputeranno a porte chiuse, in assenza di pubblico.

Purtuttavia, restano in campo le problematiche relative alle procedure per garantire la sicurezza e la salute dei calciatori e dello staff tecnico delle varie società.

Come fare? Un’idea c’è già.

Una bozza di protocollo contenente le regole alle quali le società dovrebbero attenersi è stata presentata dalla Figc all’Esecutivo.

Dalle dichiarazioni pubbliche è evidente che le posizioni, al netto dei dettagli, siano sostanzialmente due con la Federazione che sottolinea l’importanza di una ripresa e il Ministro della Salute che sottolinea la necessità di una linea più prudente.

Le due posizioni ad oggi


“Fermarsi oggi sarebbe un disastro. Se il calcio non riparte ci sarebbe un pesante impatto negativo, sul settore ma anche sul Paese, visto che movimentiamo circa cinque miliardi”. Così Gabriele Gravina – presidente della Federcalcio nel corso della trasmissione  ‘Che tempo che fa’ condotta su Rai 2 da Fabio Fazio, rispondendo sul una possibile riapertura a giugno del campionato della massima serie

La replica del Ministro della Salute

Immediata la risposta, indiretta, del titolare del titolare del dicastero della Salute: “Lo dico con il massimo rispetto e da grande appassionato di calcio –  ha affermato Speraznza dalle frequenze di Radio Capital, intervenendo alla trasmissione “Circo Massimo” –   ma con più di 400 morti al giorno è l’ultimo problema di cui possiamo occuparci.

Viene prima la vita delle persone. Le priorità del Paese oggi sono altre – ha insistito il ministro, aprendo però uno spiraglio che fa ben sperare i tifosi di  tutto il Paese – lavoreremo perché ad un certo punto si possa riprendere la vita normale”. “Aprire stadi o scuole – ha però chiarito – vorrebbe dire aprire i rubinetti dei contatti”.

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